La passione per come nascono (o non nascono) le leggi. Ovvero, riuscirà l’Italia a produrre una norma contro l’omofobia?

Mi ha sempre affascinato il processo di formazione delle norme. Sciaguratamente è così, se studi giurisprudenza prima o poi ti capiterà di sviluppare passioni bizzarre collegate al mondo del diritto.

Siamo sempre concentrati sul momento applicativo delle norme, ma avete mai provato a leggere la storia di una legge? Attraverso i lavori parlamentari, i documenti conservati ormai nei siti online in tempo reale.

Quest’estate mi sono appassionato alla storia di due leggi. Una ha concluso il suo percorso formativo: il sito del parlamento del Regno Unito mi ha mandato un’email (mi ero “abbonato” ad una sorta di bollettino virtuale che ti aggiorna dei progressi relativi al progetto di legge che si intende seguire),il 23 luglio, comunicandomi l’avvenuta pubblicazione. Il Marriage (Same Sex Couples) Act 2013 è stato promulgato, dopo aver ottenuto il Royal Assent (so che non accade, ma mi è piaciuto immaginare Sua Maestà la Regina Elisabetta che ha promulgato la legge, mentre sbocconcellava un saporito sandwich con burro salato e cetrioli, davanti ad una tazza di tè).

UK Coat of ArmsLa formula di apertura delle leggi in UK è solenne: Be it enacted by the Queen’s most Excellent Majesty, by and with the advice and consent of the Lords Spiritual and Temporal, and Commons, in this present Parliament assembled, and by the authority of the same, as follows:

E qui segue il primo, fondamentale articolo, il fulcro dell’intero atto normativo: Marriage of same sex couples is lawful.

La seconda passione dell’estate, invece, riguarda un progetto di legge nostrano, il cui travagliato iter parlamentare probabilmente non vedrà mai la luce. Ma anche le leggi mai nate hanno un processo che registra in divenire quanto il legislatore di turno sta producendo sul tema.

Il sito della Camera dei Deputati riporta il resoconto stenografico dei lavori assembleari e delle commissioni; un’imponente massa di parole, che precedono il voto sui provvedimenti. Mi sono spesso chiesto chi legga, al di là degli operatori del diritto e dei matti, questa ingente produzione, pubblicata sul sito quasi in tempo reale (su questo punto, bisogna riconoscere che la nostra democrazia è assolutamente controllabile).

Controllare il legislatore, sarebbe un’ottima propensione di cittadini responsabili ed attenti, ma tanto non lo fa nessuno, per cui è inutile cercare di essere ciò che non siamo.

Il 5 agosto alla 19:47 l’Assemblea di Montecitorio ha iniziato la discussione delle linee generali sulla ormai arcinota legge in materia di contrasto all’omofobia e alla transfobia, l’Atto della Camera n. 245 il cui primo firmatario è l’on. Scalfarotto (PD).

Di tutta la bagarre scoppiata sull’ennesima prova di grottesca ipocrisia della politica italiana intorno ad un tema serio ed importante come la violenza e la discriminazione, si è detto e scritto tanto.

Quella sera ho visto il dibattito in televisione. Ed invece di andare a dormire, rassegnato, mi sono messo a leggere gli interventi trascritti, nottetempo. Il giorno dopo in ufficio ero stravolto.

La discussione inizia, manco a dirlo, nel migliore stile italiano; parla il relatore, ma il Presidente deve subito richiamare all’ordine i deputati:

ANTONIO LEONE, Relatore. Signor Presidente, il testo all’esame dell’Assemblea affronta il tema della lotta contro l’omofobia e la transfobia sotto il profilo della sanzione penale, prevedendo che alcune condotte…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, un po’ di attenzione, sta parlando l’onorevole Leone.

La discussione continua, si susseguono gli interventi. Su questo blog ho deciso di pubblicare quelli che hanno conquistato la mia attenzione. Perché il dibattito parlamentare è affascinante, se non fosse che poi il risultato, ovvero la promulgazione o meno di un atto normativo, riguarda tutti e non sempre è il meglio, la soluzione dei problemi, l’intervento necessario. Anche il legislatore sbaglia. La possibilità di legiferare bene o male è comunque subordinata alla necessità di agire senza perdersi in inutili discussioni (a volte pretestuose) che non portano a nulla.

Ovviamente pubblicherò soltanto gli interventi a favore del provvedimento o che testimoniano l’esigenza un salto di qualità ulteriore (perché diciamocelo, la legge che tentano di approvare è frutto di un odioso quanto sterile compromesso, che probabilmente non riuscirà mai ad approdare alla Gazzetta ufficiale).

Censura totale per le aberrazioni in stile Binetti & Co.; se avete (giustamente) voglia di approfondire, il sito della Camera vi saprà fornire traccia di quanto affermato da personaggi che in altri paesi non avrebbero l’ardire di pronunciare simili sciocchezze. Quando si tratta di diritti, non è segno di un paese civile confondere tutela e difesa dei cittadini deboli con libertà di pensiero. Sono giustapposizioni che non reggono e che un’opinione pubblica matura non potrebbe tollerare.

In aula i deputati del M5S recavano un triangolo rosa. Ho apprezzato il gesto, ne ho colto il forte significato simbolico. Gli interventi, però, non mi sono piaciuti, non tutti almeno. Rilevo ancora una certa asprezza nel dibattito parlamentare dei grillini, immaturità forse dovuta all’impossibilità di essere effettivamente di cambiamento. Ma non voglio entrare in disquisizioni di politica. Stanno all’opposizione ed è giusto che siano critici verso una proposta di legge annacquata.

Un primo, forte intervento che voglio riportare è quello dell’on. Ileana Piazzoni (SEL). Non commenterò gli interventi, leggeteli, le parole vi siano utili. Mi limiterò a sottolineare i passaggi che ho apprezzato maggiormente o che hanno stimolato la mia riflessione.

ILEANA CATHIA PIAZZONI. Presidente, colleghe e colleghi deputati, quando si scontrano due diritti è sempre difficile stabilire quale sia la strada giusta da seguire. Ma il punto del nostro dibattito è proprio questo: davvero con questa proposta di legge ci troviamo di fronte al rischio di limitare il diritto alla libertà di opinione, così come previsto dalla Costituzione? Come si dovrebbe ben sapere, il diritto di manifestare il proprio pensiero non è tutelato incondizionatamente. Davanti a questo diritto sono posti dei limiti che derivano dall’esistenza di beni e interessi diversi che sono allo stesso modo protetti dalla Costituzione. Allora la mia opinione è che le obiezioni che si sollevano all’introduzione del reato di omofobia e transfobia, si basino banalmente sull’omofobia e la transfobia. Si basino cioè sull’idea che le persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, queer e intersessuali non abbiano il diritto di essere quel che sono e quindi sia legittimo per chiunque affermare la non ammissibilità del loro essere e dei loro diritti. Ileana Cathia PIAZZONI
Presidente, nonostante si viva in questo tempo oscuro, una sorta di medioevo per il nostro Paese, io sono certa che un giorno non molto lontano le opinioni qui espresse contro questa proposta di legge verranno considerate alla stregua delle affermazioni degli schiavisti, dei sostenitori dell’apartheid o di chi pensava che concedere il diritto di voto alle donne fosse una aberrazione.
Ma oggi siamo ancora costretti ad ascoltare affermazioni secondo le quali mancherebbe nel nostro ordinamento la nozione di orientamento sessuale o di identità di genere, in quanto si tratterebbe di una caratteristica mutevole frutto di scelte legate alla propria sfera personale e, nello specifico, alla vita sessuale, come l’obesità o la tossicodipendenza, diceva l’onorevole Roccella.
È inutile tentare di nascondersi dietro a un dito: dietro alla contrarietà a questa proposta di legge, non ci sono i timori di tenaci libertari. C’è solo la convinzione che discriminare le persone omosessuali e transgender sia una cosa non solo giusta, ma giustificata da un approccio etico e morale sul tema dei diritti della persona e della sua libertà di espressione e di realizzazione individuale.
Basta leggere l’articolo di Tommaso Scandroglio sulla Nuova Bussola Quotidiana, sito web legato ai più retrivi ambienti cattolici, intitolato «Discriminazione dei gay ? A volte si deve», secondo cui anche il richiamo di Papa Bergoglio alla necessità di non discriminare le persone omosessuali starebbe a significare che l’omosessualità è contro natura perché – cito testualmente – «Il non discriminare è, per il catechismo, il primo passo per aiutare queste persone a vincersi».
La stessa fonte ci illumina ancora spiegando che «la tendenza sessuale non costituisce una qualità paragonabile alla razza, all’origine etnica, eccetera perché, diversamente da queste, la tendenza omosessuale è un disordine oggettivo e richiama una preoccupazione morale». In altre parole: razza ed etnia sono condizioni naturali, l’omosessualità no. E sarebbe proprio questo l’obiettivo del movimento LGBTQI: usare questa legge per affermare – pensate ! – «la naturalità dell’essere omosessuale e transessuale».
Ebbene, onorevole Presidente e onorevoli colleghe e colleghi, in quest’Aula in cui ci è stato concesso l’onore di rappresentare il popolo italiano, io voglio affermare esattamente questo: la naturale variabilità dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere. L’essere eterosessuali o omosessuali è una condizione della persona; non è una scelta, non è un vizio, non è un vezzo, non è una malattia né nessun’altra forma di patologia della quale ci si possa in qualche modo liberare.
Nel 1990, l’Organizzazione mondiale della sanità ha rimosso l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali e, quindici anni dopo, la data del 17 maggio è stata proclamata Giornata mondiale contro l’omofobia.
L’orientamento sessuale è una condizione ascritta all’uomo, che l’individuo non sceglie, non determina, ma che al massimo può decidere di manifestare o meno all’esterno, a volte con grande difficoltà e tra mille conflitti. Lo stesso vale anche per l’identità di genere.
L’orientamento sessuale e l’identità di genere, come fattori di rischio soggettivi nel diventare vittime di reati, sono già oggi contenuti nella nostra legislazione e addirittura indicati dai Trattati fondativi dell’Unione europea. Gli articoli 10 e 19 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea stabiliscono, rispettivamente, che l’Unione mira a combattere le discriminazioni fondate sul sesso, la razza o l’origine etnica, la religione e le convinzioni personali, la disabilità, l’età o l’orientamento sessuale e ad adottare ogni provvedimento necessario per evitare il ripetersi di queste circostanze. E, ancora, la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea vieta qualunque discriminazione fondata, tra le altre, sull’orientamento sessuale.
È chiara, quindi, la volontà di camuffare, dietro lo schermo apparentemente neutro e politicamente corretto delle argomentazioni giuridiche, un giudizio negativo sull’omosessualità e transessualità, che è di matrice etica e morale, dunque non neutrale e non laico, certamente estraneo al campo di chi sostiene a spada tratta la libertà personale.
Altrettanto fuorvianti sono le obiezioni mosse sulla base di una presunta violazione del principio di uguaglianza. Ribaltando l’essenza stessa del principio, si vuoi far credere che, tutelando finalmente chi viene discriminato in ragione del suo orientamento sessuale o della sua identità di genere, verrebbero introdotte nuove forme di discriminazione.
Vorrei ricordare a tutti i fautori di tale pensiero che il compito della Repubblica di «rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini» sta a significare chiaramente la necessità di rimuovere, anche ponendo limiti e sanzioni, quei comportamenti e quelle azioni che ledono la dignità delle persone e ne vincolano la libertà, facendole vivere in un clima di terrore e paura causato da continue ingiurie e vessazioni.
Voglio personalmente invitare gli estensori delle obiezioni a questa legge – lette anche su importanti quotidiani nazionali –, soprattutto laddove sostengono che essa rischia di rendere gli omosessuali e i transessuali dei privilegiati, ad andarle a spiegare a Luigi Esposito e Nicolas Garcia, i due ragazzi selvaggiamente picchiati da un gruppo di giovani nella notte del 24 aprile scorso, sul cui caso ho anche presentato un’interrogazione.
Tutti e tre gli aggressori, infatti, nonostante la convalida dell’arresto, sono stati subito rilasciati, senza l’applicazione di alcuna misura cautelare. Solo in seguito i ragazzi hanno potuto ottenere giustizia e risarcimento. Anche se, in realtà, non esiste il risarcimento sufficiente a compensare una violenza, perché troppo profonde sono le ferite che lascia in termini di vulnerabilità e paura: pensate al ragazzo dai pantaloni rosa, impiccatosi a seguito del clima che lo circondava; a Giulio e Simone, che sono stati presi di sorpresa in pieno centro a Firenze da una gang che li ha mandati all’ospedale, solamente perché si stavano tenendo per mano e si sono scambiati un bacio; a Guido Allegrezza, vittima di una aggressione che gli ha lasciato il volto talmente tumefatto che la sua fotografia è diventata l’oggetto di una campagna virale sui social network. Una delle innumerevoli aggressioni rimaste senza colpevoli, nonostante la determinatezza delle vittime nel denunciare e chiedere giustizia. Soprattutto perché le aggressioni avvengono vigliaccamente con la logica del branco che agisce senza poter essere riconosciuto. Come si può essere ciechi di fronte alla sistematicità di queste aggressioni e di queste violenze ? Come si può pensare che le teorizzazioni possano avere la precedenza sull’incolumità personale di libere cittadine e liberi cittadini di questa Repubblica ? Com’è possibile restare ancora sordi agli appelli del Presidente della Repubblica, della Corte costituzionale e della Corte di cassazione ?
Quello che si vuole garantire con questa legge è il ripristino della legalità e l’attestazione forte e definitiva di alcuni diritti umani e civili fondamentali. Ma l’affermazione di tali diritti non può rimanere un guscio vuoto, privo di reale incidenza. Per questo motivo riteniamo necessario l’inserimento di una definizione dell’omofobia e della transfobia ai fini della legge penale e la reintroduzione delle aggravanti di reato. Se c’è il rischio di un eccessivo spazio interpretativo da parte giudice, scusate ma perché non votate il nostro emendamento ? E soprattutto perché avete fatto togliere in la definizione dalla proposta originaria ?
Oggi, in quest’Aula, abbiamo la possibilità di ristabilire quell’uguaglianza fino a questo momento calpestata con sprezzo e noncuranza, anche in quest’Aula da personaggi in cerca di autore tanto per rimanere su Pirandello, ma ciò sarà in concreto possibile solo al di fuori dei compromessi a ribasso che hanno continuato a depotenziare il testo pervenuto in Assemblea.
L’Europa e le altre grandi nazioni nel mondo, nonostante una crisi che morde ferocemente, sono state capaci di moltiplicare gli spazi di libertà e di tutela per chi vive una condizione di oggettiva compressione dei diritti, civili e umani.
L’Italia brilla per arretratezza e per indifferenza. Altrove, le persone dello stesso sesso possono formare nuclei familiari riconosciuti e tutelati dalla legge, le adozioni sono valutate in funzione del bene dell’infanzia, e non di un pregiudizio ideologico, le persone transessuali e transgender trovano imprescindibile dignità nel lavoro e nel riconoscimento dei loro diritti. Finanche i diritti delle persone intersessuali all’estero stanno assumendo rilievo crescente. In Italia tutto questo non accade. In Italia non esistono le unioni civili neanche per le coppie di persone di sesso diverso. In Italia è tabù la sola idea di matrimonio tra persone dello stesso sesso. In Italia non esiste l’adozione per i single, né per le persone transessuali o omosessuali. In Italia una persona che cambia sesso, purtroppo, rischia di compromettere interamente la sua stessa esistenza.
Onorevole Presidente, non è più procrastinabile una presa d’atto da parte delle istituzioni, rispetto a una situazione ignobile di barbarie diffusa. Solo mostrando una risposta inequivocabile sarà possibile cominciare a recidere le pericolose spire in cui la violenza ha silenziosamente avvolto la nostra società, la nostra politica e i mezzi di comunicazione, rendendo pericoloso addirittura condurre la vita di tutti giorni per tanti, troppi cittadini. E, infine, il nostro Paese ha bisogno di riforme strutturali che non siano solo economiche. Questa legge è solo un primo piccolo passo verso una profonda modernizzazione sociale che deve investire il diritto di famiglia e la realizzazione di un welfare attuale che tuteli l’individuo. Solo così sarà possibile riportare l’Italia sulla via della civiltà, all’altezza del ruolo che si addice a uno dei Paesi fondatori dell’Unione Europea.
Perché, guardate, con buona pace di molti degli intervenuti questa sera, la realtà per fortuna è molto più avanti delle istituzioni e, fingendo di non saperlo, purtroppo saremo noi a essere travolti (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico).

TANCREDI TURCO. Signor Presidente, la legge sull’omofobia che oggi abbiamo iniziato a discutere in Aula è un provvedimento che da tanti anni, troppi, l’Italia e l’Europa ci chiedono e speriamo, veramente, che questa sia la volta buona. È una legge assolutamente necessaria che deve finalmente porre un freno a quegli episodi di discriminazione e di odio insensato contro alcuni cittadini che, purtroppo, troppo spesso viviamo, leggiamo giornalmente nelle pagine di cronaca dei giornali e sentiamo nei telegiornali. Solo poche settimane fa quattro ragazzi sono stati picchiati a Torino perché gay; secondo uno studio dell’Arcigay, negli ultimi quarant’anni, oltre centocinquanta sono i morti legati all’omofobia e alla transfobia, senza considerare il fatto che esiste una reale difficoltà ad identificare precisamente il numero delle vittime, in quanto esiste anche la paura nel denunciare gli abusi e uscire allo scoperto in un Paese privo di tutele specifiche. Tancredi TURCO
Il testo unificato delle proposte di legge che stiamo discutendo, così come licenziato dalla Commissione giustizia, è però, inspiegabilmente, il frutto di un accordo tra PD e PdL che ha puntato al ribasso rispetto al testo iniziale a prima firma Scalfarotto e Zan, che è stato firmato anche da tantissimi deputati del MoVimento 5 Stelle e che avrebbe, finalmente, portato l’Italia verso una vera tutela dei diritti umani.
Questo provvedimento sull’omofobia, così come ora è, e così come potrebbe essere approvato, risulterebbe assolutamente vuoto e inefficace qualora il testo venisse definitivamente mutilato della circostanza aggravante prevista dalla legge Mancino che aumenta la pena nei casi motivati da odio o violenza nei confronti dei crimini anche di natura omofobica o transfobica.
Del testo originale del provvedimento che prevedeva, appunto, l’applicazione della circostanza aggravante prevista dalla legge Mancino non resta nulla. Il testo che è arrivato oggi in Aula intende solo modificare la rubrica del titolo della legge Mancino, estendendola alla omofobia e alla transfobia senza, tra l’altro, considerare i transessuali e i bisessuali.
Un altro enorme problema di questo testo unificato di proposte di legge consiste nella determinatezza della norma; quale forma di omofobia vogliamo punire ? L’omofobia psico-patologica, quella interiorizzata, quella istituzionale, quella detta discriminatoria ? I termini omofobia e transfobia risultano, infatti, di difficile interpretazione perché non sono definiti in nessuna sentenza ed in nessuna legge del nostro ordinamento giuridico e obbligano, così, il giudice ad interpretazioni che potrebbero compromettere la portata dell’estensione della legge. Non esiste un atto normativo vigente che faccia espresso riferimento a questi due concetti. La proposta di legge originaria, invece, usava e definiva i termini di orientamento sessuale o identità di genere, adeguandosi alle direttive dell’Unione europea, pur esistendo solo studi scientifici e atti di indirizzo interni all’Unione europea. Tra questi ultimi, il più importante è senz’altro costituito dalla risoluzione del Parlamento europeo del 18 gennaio 2006 che invitava gli Stati membri ad istituire la giornata internazionale contro l’omofobia. Questa risoluzione non è un atto normativo anche se contiene una precisa e puntuale descrizione del termine omofobia, declinato secondo varie accezioni. La declinazione dell’omofobia in varie sottocategorie può rappresentare un problema per la norma penale, perché va ad incidere sul necessario criterio di determinatezza.
Sulla scorta delle varie definizioni contenute nella risoluzione e comunemente accettate in ambito internazionale, si può dire che l’omofobia che ci interessa è quella discriminatoria, ma allora occorre codificarla e descriverla bene, altrimenti il giudice non sarebbe in grado di applicarla.
E questo, così come per il termine omofobia, vale, a maggior ragione, per il termine transfobia, omologo di omofobia per le persone transessuali e transgender. Dunque questo è un primo scoglio da superare per una codificazione penalmente rilevante ed efficace del concetto di omofobia, più ancora che la sua assenza dal nostro attuale ordinamento giuridico. Ogni anno, il 17 maggio, si celebra la giornata internazionale contro l’omofobia e lo stesso Capo dello Stato partecipa inviando un messaggio ufficiale. Nonostante ciò abbiamo ancora il problema di definire penalmente quale omofobia vogliamo considerare reato. Il principio di determinatezza si radica sull’importanza della precisazione e della formulazione dell’illecito penale e dei suoi elementi costitutivi, richiedendo al legislatore uno sforzo costante di puntualizzazione di termini e di locuzioni.
Ed ecco perché noi del MoVimento 5 Stelle vogliamo che venga inserito nella legge che cosa si debba intendere esattamente per omofobia. E cioè, riportandosi alla risoluzione del Parlamento europeo del 18 gennaio 2006, ad «una paura e un’avversione irrazionale nei confronti dell’omosessualità e di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali, basata sul pregiudizio e analoga al razzismo, alla xenofobia, all’antisemitismo e al sessismo». Tale definizione deve intendersi ovviamente anche alla transfobia, intesa come avversione specifica nei confronti delle persone transessuali o transgender. Questo, quindi, è uno degli altri scogli da superare per una codificazione penalmente rilevante del concetto di omofobia.
Riteniamo, perciò, che questa legge vada assolutamente modificata, perché, così come è ora, il termine transfobia sembra più un sinonimo di omofobia invece di un fenomeno giuridicamente a sé stante. I diritti, Presidente e colleghi, non hanno colori politici, hanno invece un’enorme portata democratica e civile, e vi chiediamo di sostenerli con forza proprio in questi travagliatissimi e convulsi giorni. Noi invitiamo tutte le forze politiche a sostenere gli emendamenti che il MoVimento 5 Stelle ha presentato, al fine di migliorare e rendere presentabile questa legge.
Gli emendamenti che vengono riproposti in Aula hanno il solo ed unico scopo di riportare la legge verso il buon senso e verso un miglioramento della stessa legge, e prevedono: la reintroduzione dell’aggravante nella legge Mancino; la reintroduzione dei termini e delle definizioni di orientamento sessuale o identità di genere secondo le direttive dell’Unione europea; la rieducazione del condannato presso associazioni di volontariato LGBT; l’impegno da parte del Governo a promuovere una campagna nazionale contro l’omotransfobia.
Spero, e mi auguro, che quando arriverà il momento di votare i nostri emendamenti non si voti secondo le indicazioni fornite dal segretario d’Aula in seguito agli accordi tra i partiti di maggioranza, ma che i singoli deputati della maggioranza votino liberi i nostri emendamenti, in modo da poter avere finalmente una legge seria, forte ed incisiva contro l’omofobia.
Ce lo chiede il Paese, ce lo chiede l’Europa, e ce lo chiedono le tante associazioni e le centinaia di migliaia di cittadini che ogni giorno devono affrontare le ingiustizie, le angherie, le violenze e i soprusi legati all’omofobia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e del deputato Scalfarotto).

Permettetemi una domanda: ma esistono commessi della Camera che verificano meticolosamente chi applaude agli interventi in aula? Proseguiamo.

MICHELA MARZANO. Signor Presidente, quando stavo preparando l’intervento di oggi avevo iniziato con un «finalmente», finalmente ci siamo avevo scritto, finalmente ci siamo dopo mesi di polemiche e ostruzionismo, finalmente questa proposta di legge contro l’omofobia e transfobia approda in Aula, finalmente anche in Italia si potrà cercare di fare un passo avanti su un tema che ovunque in Europa ha smesso di suscitare polemiche.
Dopo aver ascoltato alcuni interventi questa sera in Aula, il finalmente mi si è strozzato in gola: come si può anche solo osare pensare che in Italia la situazione non sia drammatica, per quanto riguarda la protezione delle persone omosessuali, transessuali, bisessuali, come ci è stato suggerito dall’onorevole Roccella e ancora dall’onorevole Gigli ?
Come si può anche solo immaginare di confondere orientamento sessuale e identità di genere come una qualunque patologia, come per esempio l’obesità, e non perché l’obesità sia una patologia qualunque, ma perché naturalmente non si possono confondere orientamento sessuale, identità di genere con una patologia se non ricadendo nelle ennesime confusioni che per secoli hanno bloccato i dibattiti, creato discriminazioni e incitato all’odio.
Ma ancora, non basta, come si può strumentalizzare o cercare di strumentalizzare una legge necessaria e urgente come questa, per motivi strettamente politici di tatticismo, come ho sentito fare dall’onorevole Di Vita (e mi dispiace perché il testo che io stessa avevo votato è un testo che andava migliorato, perché nella sola definizione di identità sessuale c’erano degli errori, ma se se ne potrà riparlare) ? Come si può anche solo pensare di strumentalizzare una legge necessaria come questa ?
Certo, anche negli altri Paesi europei non tutti sono d’accordo sulla necessità di legiferare sulle unioni civili oppure sul matrimonio gay, al contrario anche in Francia e in Inghilterra, dove pure le coppie omosessuali posso ormai sposarsi, esistono nell’opinione pubblica dubbi e perplessità. In nessun altro Paese europeo però esistono dubbi sulla necessità di una legge contro l’omofobia e la transfobia, questa legge è urgente e necessaria, nonostante quanto abbiamo sentito ripetere oggi per esempio dall’onorevole Gigli, e non solo. Michela MARZANO
Negli altri Paesi europei, in nome dell’uguaglianza e della libertà di tutti, non si tollera più, da molto tempo, che alcune persone possano essere discriminate o, peggio ancora, insultate e picchiate solo perché non eterosessuali. In nome della dignità della persona, nessuno accetta che possano restare impuniti atti di violenza contro chi avrebbe, come sola colpa, quella di essere diverso e dico diverso tra virgolette. Come è possibile, allora, che in Italia ci siano ancora tante persone ostili ad una legge contro l’omofobia e la transfobia ? Perché ancora tanta ipocrisia nel nostro Paese ?
Come si fa anche solo a pensare che una legge di questo tipo possa essere sbagliata, come si è letto alcuni giorni fa in un articolo, citato più volte questa sera in Aula, sul Corriere della sera, dove si è invocata in modo surreale la possibilità che una legge contro l’omofobia possa creare nuove forme di discriminazione, con la scusa che l’allargamento della legge Mancino agli atti di omofobia e di transfobia possa mettere a repentaglio la libertà di opinione di alcuni ? Chi si oppone a questa legge in fondo vuole che in Italia non cambi mai niente. Sono i primi a dichiararsi sconvolti quando accadono fatti di violenza, ma non sono poi disposti a riconoscere che tante persone vengono insultate, offese, maltrattate, ferite e talvolta uccise proprio perché omosessuali o trans.
Hanno talmente tanta paura che questa legge possa poi aprire la porta ad un dibattito serio sulle unioni civili e sul matrimonio gay, che preferiscono non fare nulla per proteggere chi avrebbe come sola colpa quella di non essere eterosessuale. E allora pretendono che, con questa legge, nessuno potrebbe più esprimere opinioni contrarie ai matrimoni gay senza essere punito, che nessuno potrebbe più proclamare ad alta voce ciò che insegnerebbe il Vangelo dimenticandosi forse che il messaggio del Vangelo è – prima di tutto – un messaggio d’amore, un messaggio inclusivo e rispettoso di ogni diversità e differenza, fino a pretendere che una legge contro l’omofobia, introducendo nuove forme di discriminazione, violerebbe il principio di uguaglianza sancito dalla nostra Costituzione.
Signor Presidente, sono stati commessi due gravi errori in quest’Aula, argomentando in questo modo questa sera. Come si fa a confondere la libertà di opinione con l’utilizzo di quello che tutti conoscono come hate speech, discorso dell’odio ? Quando dire e fare – ci insegnano i filosofi del linguaggio comune – chi insulta fa cose, chi insulta compie atti di violenza. Mi permetta di utilizzare un’espressione volgare che è un insulto e che non dovrei utilizzare in quest’Aula, ma quando qualcuno dice: «frocio di merda» non sta esprimendo un’opinione.
È un insulto ed è l’insulto che questa legge pretende di punire. Se noi confondiamo espressioni di opinione con atti linguistici volti a esprimere odio, a suscitare odio e a suscitare violenza, noi non capiamo che si parla di due atti linguistici diversi e questo è un sintomo di un’ignoranza profonda che caratterizza ancora il nostro Paese.
Ugualmente, come si fa a confondere il significato stesso del principio di uguaglianza quando fin dai tempi di Aristotele – lo sappiamo tutti, lo dovremmo sapere tutti – l’uguaglianza implica sempre e solo il fatto di dare cose uguali a persone uguali e cose diverse a persone diverse, proprio per garantire a tutti una piena uguaglianza in termini di diritti. Ma, a forza di incaponirsi a difendere posizioni ideologiche, sono in tanti a far finta di non capire che l’uguaglianza non implica l’identità e che, anzi, la vera uguaglianza la si raggiunge solo quando si rispettano e si proteggono tutte le differenze. Uguali anche se diversi, uguali proprio perché diversi, uguali e liberi di essere se stessi, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale e dalla propria identità di genere.
Termino, signor Presidente. «L’omosessualità non è un diritto – scrive Ostellino su Il Corriere della Sera –, è un dato di fatto, uno spicchio della realtà». In fondo ha ragione. Peccato, poi, che il ragionamento non segua le premesse e che Piero Ostellino, invece di concludere affermando che quello spicchio di realtà ha diritto all’esistenza, esattamente come il resto della realtà, conclude affermando che una legge contro l’omofobia sia un anacronismo. Lo sarebbe, signor Presidente, se omosessuali e trans potessero avere il diritto di vivere come tutti gli altri. Lo sarebbe, signor Presidente, se fossero riconosciuti diversi e uguali. Lo sarebbe se nel nostro Paese non esistessero discriminazioni e odio. Ma, purtroppo, signor Presidente, non è ancora così (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Questo il dibattito sulle linee generali. Ovviamente seguirò il prosieguo dell’iter parlamentare. La speranza, si dice, è l’ultima a morire. Vale anche in Italia?

Smalto libero

Emma Green-Tregaro è una atleta svedese, rea di aver osato scegliere uno smalto arcobaleno per presentarsi ai mondiali di atletica a Mosca.

Le hanno fatto sapere che sarebbe stato meglio cambiare lo smalto, evitare la propaganda politica, non compromettere i rapporti con il paese ospitante, lo hanno riportato i principali giornali.

 

“We have been informally approached by the IAAF (International Association of Athletics Federations) saying that this is by definition, a breach of the regulations. We have informed our athletes about this,”

Ha dichiarato Anders Albertsson, segretario generale della Federazione di atletica svedese.

“The code of conduct clearly states the rules do not allow any commercial or political statements during the competition.”

La questione ha suscitato scalpore, perché è avvenuta in Russia, perché in quel paese si assiste ad un’incresciosa campagna politica contro la comunità omosessuale, perché è stata da poco introdotta una previsione normativa che vuole abolire di fatto la libertà di espressione.

Temi noti e dibattutti, le cui conseguenze nefaste sono purtroppo prevedibili. Ma in Italia forse percepiamo la questione con un atteggiamento differente, siamo il paese in cui non si riesce a produrre uno straccio di legislazione che introduca aggravanti per la violenza omofobica e transfobica, la Russia non è poi così distante culturalmente.

Emma Green-Tregaro painted her nails in rainbow colours (Image: Twitter)


Emma ha scelto di essere arcobaleno, la sua libertà è stata limitata in nome di una assurda accusa di propaganda. La libertà di scegliere lo smalto, sembra banale, è in buona sostanza una declinazione della libertà di essere e di pensare.

Inizio (nuovo)

Sento il bisogno di scrivere, nuovamente, sul blog. Dopo tanto tempo, un esperimento iniziato nel 2011, accedo alla pagina bianca, da riempire con parole, riflessioni, musica, facezie e inezie.
Si ricomincia, non so per quanto, ma poco importa.